martedì 15 novembre 2011

This Must Be The Place (2011)

Un film intangibile, che non si può afferrare facilmente e farlo proprio al primo istante. Una storia non convenzionale che ti cattura lasciandoti al tempo stesso grandi zone d'ombra insondabili e molte domande senza risposta.
A mio parere è un film che non si possa definire "bello": troppo limitativo.
Intenso, questo sì, atipico, coinvolgente forse, ma non "bello". Perchè la storia di un figlio che non riesce a dire addio al padre con cui non parla da trent'anni non è "bella"; la vita di un'ex rock star che diventa inesorabilmente noiosa in questo nuovo millennio dove tutto ciò che ha fatto storia è ormai vecchio e privo d'interesse non è "bella"; lo spaesamento di una persona che non è mai cresciuta veramente, che ha avuto tutto dalla vita e che ora non sa che farsene di quel tutto non è "bello", come non è bello l'Olocausto e il suo orrore che ancora impregna e corrode questo mondo. Ma tutto questo contribuisce a creare, a mio parere, un gran film che ha sicuramente qualcosa da dire e che farà sicuramente parlare di sè a lungo.
Il cast condisce con sapore questa vicenda scivolosa come il sapone, così diversi gli uni dagli altri, quasi rappresentano la complessità e la totalità del genere umano. E' un film on the road ma non solo: diviso praticamente in due parti, nella prima impariamo a conoscere i personaggi con i loro fantasmi e le loro debolezze, su cui il regista si dilunga particolarmente, poi il film cambia direzione, svolta sulla classica strada asfaltata che si staglia , simbolo perfetto del viaggio alla ricerca di sè, davanti al protagonista che non sa più chi è.
Protagonista che qui è in missione per conto del padre morto ed ecco che nella vicenda irrompe quell'orrore tante volte raccontato, visto e studiato ma quanto mai inaccettabile dell'Olocausto: la ricerca del nazista che fu carnefice del padre diventa crescita e nuova coscienza di se (come dimostra il rapporto del protagonista con il fumo, vizio da "grandi").
Un Sean Penn magistrale giuda questo film in un ruolo così fuori dagli schemi che intenerisce e allo stesso tempo inquieta un pò. Ma degne di nota sono anche le interpretazioni di Frances McDorman, una strepitosa e vulcanica moglie-mamma, che sembra incastrarsi perfettamente con il suo strano marito e insieme danno una concezione del tutto nuova alla parola "amore", e di Judd Hirsh, che passa senza stonature dal tenero e amorevole papà Eppes di "Numb3rs" allo spietato cacciatore di nazisti (ma soprattutto dei loro denti) Mordecai, aiutante suo malgrado di Penn.



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